Organismo di vigilanza, autonomia e conflitto di interessi

Buongiorno,
vorrei la vostra opinione in merito alla possibilità per il soggetto nominato OdV (monocratico) di un'azienda, con regolare contratto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto per tre anni in concomitanza con la durata del Consiglio di amministrazione, di instaurare un nuovo rapporto di collaborazione di altra specie come ad esempio "collaboratore a provvigioni" per ricerca di clienti italiani e/o esteri? Secondo voi si corre il rischio di conflitto di interessi? V'è la possibilità di svincolarsi da questo problema, se esiste?
Il tema dell'autonomia dell'Organismo di vigilanza (ODV) non è esplicitamente trattato dal D.Lgs. 231/01, che si limita a precisare che l'ODV deve essere un "organismo dell'ente" cui è affidato il compito di "vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli" e dotato, a tal fine, di "autonomi poteri di iniziativa e di controllo":
"il compito di vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell'ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo" (D.Lgs. 231/01, art. 6, co. 1, lett. b)
La relazione ministeriale al D.Lgs. 231/01 precisa a tale proposito che:
"per garantire la massima effettività del sistema, è disposto che la societas si avvalga di una struttura che deve essere costituita al suo interno [...] dotata di poteri autonomi e specificamente preposta a questi compiti".
Questi due aspetti sono correttamente sintetizzati da Confindustria che, in materia di composizione dell'ODV, precisa
"la scelta tra l’una o l’altra soluzione deve tenere conto delle finalità perseguite dalla legge e, quindi, deve assicurare il profilo di effettività dei controlli" (Confindustria, Linee guida per la costruzione dei modelli di organizzazione, gestione e controllo ex D.Lgs. 231/01, marzo 2008, pag. 32).
Se le scelte organizzative dell'azienda in ordine alla costituzione ed operato dell'Organismo di vigilanza devono quindi garantire l'effettività dei controlli, pare difficile sostenere la possibilità di assegnare all'organismo di vigilanza (se monocratico), o a uno o più dei suoi componenti quando colleggiale, compiti consulenziali relativi alle attività operative dell'azienda. E, infatti, sempre Confindustria precisa che:
"Per assicurare la necessaria autonomia di iniziativa e l’indipendenza è poi indispensabile che all’Odv non siano attribuiti compiti operativi che, rendendolo partecipe di decisioni ed attività operative, ne minerebbero l’obiettività di giudizio nel momento delle verifiche sui comportamenti e sul Modello" (op. cit., pag. 35).
Nel caso prospettato, inoltre, vi sono due ulteriori elementi da considerare:
  • l'attività di consulenza sarebbe relativa alla ricerca di nuovi clienti italiani o esteri; questa è un'area che, al momento limitatamente ai "clienti Pubblica Amministrazione", è da considerarsi sensibile ai sensi del D.Lgs. 231/01 (e quindi un'area sulla quale l'OdV è chiamato a vigilare)
  • il compenso sarebbe "a provvigione", immagino in base ai nuovi clienti acquisiti. Su questo aspetto credo non ci sia nulla da aggiungere.
In sintesi: quale Organismo di vigilanza monocratico di un'azienda il mio consiglio è di evitare assolutamente altri rapporti di collaborazione che non siano (a puro titolo esemplificativo) relativi ad attività di controllo indipendente (ad esempio l'attività di sindaco). Onestamente non vedo (e neppure cercherei) la possibilità di "svincolarsi" da questo problema.

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