La “normativa” di riferimento per l’Internal Auditing

di Giovanni Battisti.

Negli ultimi anni l’attività di internal auditing ha ampliato il proprio raggio di azione, estendendosi dalle verifiche di conformità contabile e finanziaria (il focus “originario” dei controlli interni) all’attività di risk management, di consulenza organizzativa sui processi, di verifica del complessivo sistema dei controlli interni eccetera (si veda anche la nuova definizione di internal auditing).

Parallelamente è aumentata la visibilità, sia verso l’interno delle aziende sia verso l’esterno, del ruolo dell’internal auditor, ed è cresciuto il bagaglio di conoscenze professionali che questi deve possedere per poter svolgere correttamente tale attività.

A questo proposito, è opportuno ricordare nell’esercizio dell’attività di internal auditing si fa riferimento, di solito, al Professional Practices Framework, un insieme di regole e di norme di comportamento rilasciato dall’Institute of Internal Auditors nel 1999, e continuamente aggiornato.
Il Professional Practices Framework si compone di tre distinte categorie di riferimenti:
- I riferimenti obbligatori, ovvero i documenti chiave per lo svolgimento della professione: il Codice Etico (oggi, Codice Deontologico) e gli Standard internazionali per la Pratica Professionale dell'Internal Auditing.
- I riferimenti fortemente raccomandati, ma non obbligatori, quali le Guide Interpretative (Practice Advisories, disponibili per i soci sul sito dell’Aiia) documenti che forniscono indicazioni operative autorevoli, utili per la concreta applicazione degli Standard Internazionali per la pratica professionale in specifici contesti organizzativi e di audit.
- Si hanno infine i Suggerimenti e le Best Practices, ovvero tutto il materiale di studio e informativo sviluppato e/o promosso dall'IIA a supporto dell'approfondimento di specifiche tematiche. Sono comprese in questa categoria studi, ricerche, e altro materiale formativo, Position Paper e così via.

Commenti

Post più popolari