Rischi e fattori di rischio
di Giovanni Battisti.
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[1] Sergio Beretta, Valutazione dei rischi e controllo interno, Università Bocconi Editore, 2004. In particolare, par. 3.3.1 “Rischi e fattori di rischio”, pag. 71.
[2] “I rischi, inoltre, non sono empiricamente osservabili in quanto sono il frutto di un processo di astrazione: il rischio cessa infatti di esistere nel momento in cui si manifesta il fenomeno che lo determina”, Sergio Beretta, op. cit., pag. 72.
[3] Sergio Beretta, op. cit., pag. 72.
[4] PriceWaterhouseCoopers, Il sistema di controllo interno – Terza edizione aggiornata settembre 2004, Ed. Il Sole 24 ORE, cap.3, pag. 39.
[5] PriceWaterhouseCoopers, op. cit., pag. 49.
Nel precedente post ("Definizione di rischio") ho scritto che un rischio, se opportunamente gestito, può trasformarsi da minaccia in opportunità.
In realtà, come osservato dal già citato Sergio Beretta [1], il rischio non può essere direttamente gestito [2] ma deve essere valutato e misurato (ed è generalmente possibile misurarlo in termini monetari); devono invece essere monitorati e gestiti i fattori che concorrono a determinare il rischio, che chiameremo fattori di rischio.
L’analisi dei rischi pertanto prende avvio (A) dall’identificazione degli eventi rischiosi che possono manifestarsi relativamente ad un’organizzazione, e deve proseguire con (B) l’identificazione e l’analisi delle relative “cause, cioè dei fattori che determinano la variabilità dei risultati aziendali” [3].
In sintesi:
(A) identificazione dei rischi: quali eventi rischiosi si possono manifestare?
(B) identificazione dei fattori di rischio: perché e in che modo tali rischi si possono manifestare?
Ad esempio.
(A) Identificazione del rischio: variazione del venduto (in diminuzione ma, come opportunità, anche in aumento!)
(B) Identificazione dei fattori di rischio: ingresso / uscita di competitor dal mercato; qualità percepita del prodotto (non adeguata / adeguata); sviluppo della rete commerciale (non allineata alla strategia aziendale / allineata); gestione degli stock di magazzino (insufficiente / sufficiente), etc.
È da osservare che spesso “rischio” e “fattore di rischio” sono usati come sinonimi, ad esempio: “La valutazione dei rischi consiste nell’individuare e analizzare i fattori che possono pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi (corretto, N.d.R.), al fine di determinare come questi rischi dovranno essere gestiti (mentre, per quello che abbiamo visto, è possibile gestire i fattori di rischio, N.d.R.)” [4]. Più oltre, è correttamente scritto: “Ciò che invece importa è che i dirigenti tengano conto attentamente dei fattori che determinano il rischio e il suo aggravarsi.” [5]
Ritengo comunque utile avere presente questa differenza, almeno come metodo di lavoro!
Il tema dell’analisi ed identificazione dei rischi e dei fattori di rischio sarà approfondito quando parleremo di risk assessment.
In realtà, come osservato dal già citato Sergio Beretta [1], il rischio non può essere direttamente gestito [2] ma deve essere valutato e misurato (ed è generalmente possibile misurarlo in termini monetari); devono invece essere monitorati e gestiti i fattori che concorrono a determinare il rischio, che chiameremo fattori di rischio.
L’analisi dei rischi pertanto prende avvio (A) dall’identificazione degli eventi rischiosi che possono manifestarsi relativamente ad un’organizzazione, e deve proseguire con (B) l’identificazione e l’analisi delle relative “cause, cioè dei fattori che determinano la variabilità dei risultati aziendali” [3].
In sintesi:
(A) identificazione dei rischi: quali eventi rischiosi si possono manifestare?
(B) identificazione dei fattori di rischio: perché e in che modo tali rischi si possono manifestare?
Ad esempio.
(A) Identificazione del rischio: variazione del venduto (in diminuzione ma, come opportunità, anche in aumento!)
(B) Identificazione dei fattori di rischio: ingresso / uscita di competitor dal mercato; qualità percepita del prodotto (non adeguata / adeguata); sviluppo della rete commerciale (non allineata alla strategia aziendale / allineata); gestione degli stock di magazzino (insufficiente / sufficiente), etc.
È da osservare che spesso “rischio” e “fattore di rischio” sono usati come sinonimi, ad esempio: “La valutazione dei rischi consiste nell’individuare e analizzare i fattori che possono pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi (corretto, N.d.R.), al fine di determinare come questi rischi dovranno essere gestiti (mentre, per quello che abbiamo visto, è possibile gestire i fattori di rischio, N.d.R.)” [4]. Più oltre, è correttamente scritto: “Ciò che invece importa è che i dirigenti tengano conto attentamente dei fattori che determinano il rischio e il suo aggravarsi.” [5]
Ritengo comunque utile avere presente questa differenza, almeno come metodo di lavoro!
Il tema dell’analisi ed identificazione dei rischi e dei fattori di rischio sarà approfondito quando parleremo di risk assessment.
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[1] Sergio Beretta, Valutazione dei rischi e controllo interno, Università Bocconi Editore, 2004. In particolare, par. 3.3.1 “Rischi e fattori di rischio”, pag. 71.
[2] “I rischi, inoltre, non sono empiricamente osservabili in quanto sono il frutto di un processo di astrazione: il rischio cessa infatti di esistere nel momento in cui si manifesta il fenomeno che lo determina”, Sergio Beretta, op. cit., pag. 72.
[3] Sergio Beretta, op. cit., pag. 72.
[4] PriceWaterhouseCoopers, Il sistema di controllo interno – Terza edizione aggiornata settembre 2004, Ed. Il Sole 24 ORE, cap.3, pag. 39.
[5] PriceWaterhouseCoopers, op. cit., pag. 49.
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